Chiara di Felice – Carla, Majnuna e il ristorante

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Primo libro di questa giovane scrittrice, edito da una piccola casa editrice quest’anno (2023) ma scritto probabilmente una ventina di anni fa, si evince dall’ambientazione, dalle sensazioni, dalle emozioni che emergono parola per parola….ma perché non hai pubblicato prima cara Chiara?

Prima di motivare questa mia domanda facciamo una breve introduzione “materica” del libro: sono davvero stupito, ho letto tanto di giovani autori editi da piccole case editrice e quello che di solito li accomuna è la qualità “media” del risultato finale (che può piacere o meno si intenda), un libro che si percepisce sia stato stampato in assoluta economia. Qui la situazione è davvero diversa, un grandissimo applauso alla Montag: il libro si, ha la copertina morbida, un classico che ricorda i libri “da sotto l’ombrellone” comprati al volo in qualche bancarella o autogrill, ma è solo la sensazione iniziale. Appena si apre si viene inebriati da un gradevolissimo profumo di carta e stampa, la carta scelta è davvero bella, ha un gradevolissimo appeal sotto le dita ed è di un bel colore, il font scelto scorre facile sugli occhi ma quello che mi ha colpito di più è la copertina. E non voglio semplicemente soffermarmi sulla foto di copertina che, se si guarda mentre si legge beh….rimanda e ti fa stare lì dentro insieme alle protagoniste, ma soprattutto la qualità della rilegatura. Devo dirlo: quando si legge in estate lo si fa con una mano, perché l’altra è impegnata o con una sigaretta (elettronica!!!), con il cellulare o con altro, quindi di sovente “arrotolo” la copertina per tenere il libro con una mano e 10 volte su 10 la rilegatura economica cede….qui invece no! la rilegatura è fatta ad arte, la copertina è morbida, quasi “comoda” sotto la mano!!!

Basta, parliamo del libro e ripeto la domanda: ma per quale motivo non hai pubblicato prima? Signori, siamo davvero di fronte ad una grandissima autrice! Il libro ti fa vivere due vite separate di due ragazze accomunate dal lavoro in un ristorante, ma sono due storie completamente diverse che poi…e non vi dico nient’altro. Un libro che davvero se fosse uscito 15 anni fa sarebbe stato considerato un’avanguardia, le tematiche sono molto delicate, davvero, ma sono trattate in un modo che definirei semplicemente sublime. La sessualità, il razzismo, la lontananza da casa sia come luogo fisico che come emozione, l’incontro-scontro da culture completamente diverse tra loro…

L’autrice scrive davvero bene, lo stile di scrittura ricorda dei giganti, George Martin (le Cronache del ghiaccio e del fuoco) perché i capitoli riguardano separatamente le due protagoniste e ognina di loro racconta la sua storia, inevitabilmente appena si inizia un nuovo capitolo, per qualche secondo si va a pensare a “come continuerà la storia del capitolo precedente” prima di essere totalmente rapiti da uno stile di scrittura davvero veloce, che ti rapisce, ti fa stare lì, insieme a loro, magari seduti su quel muretto alla Piazzetta delle promesse, si rimane davvero presi e incollati a leggere, come furono i best seller di Dan Brown (Il codice da Vinci). I personaggi all’interno della storia hanno una grande evoluzione psicologica, all’inizio si parteggia per una rispetto all’altra che risulta quasi “nauseante”, ma col passare del libro personalmente poi mi sono ritrovato a tifare per la seconda e non vedevo l’ora di capire come si concludesse la sua storia. Ora, io non so se dentro ci sia dell’autobiografico o meno, ma davvero, il libro è bello. Tutti dovrebbero leggerlo, non ci sono altri commenti tranne questo: Chiara se mai ti dovesse capitare di leggermi ti prego: CONTINUA A SCRIVERE!

Paul HoffMann – LA MANO SINISTRA DI DIO

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Ne è passato di tempo…ne sono successe di cose, ma ho ripreso a leggere con una certa regolarità e ho finito finalmente questo libro di cui vi parlerò.

Mi ricordo lo comprai perché fui attratto dal titolo, mai decisione avventata fu più giusta, è davvero un ottimo libro. Primo di una trilogia, il volume è ben fatto, la casa editrice Nord ancora una volta fa un lavoro degno, la carta è color avorio, ruvida al tatto, la copertina molto robusta, l’immagine scelta emblematica.

Hoffmann scrive davvero bene, è il primo libro che leggo di quest’autore e devo ammetterlo, mi ha preso subito. Al di la della trama, di cui scriverò dopo, l’autore ha uno stile immediato, veloce ma al tempo stesso molto descrittivo, il libro non annoia mai. Thomas Cale è il protagonista, un ragazzo cresciuto in un mondo dove la religione è diventata a tutti gli effetti una dittatura vera e propria, un vero antagonista furbo, violento e molto carismatico. Tale ragazzo scopre da piccolo di possedere un “dono”, la capacità di prevedere ogni colpo proveniente da qualsiasi avversario e quindi la capacità di studiare e realizzare una contromossa adeguata. Predominante e pesante in tutta la storia è appunto lo scontro fisico ma sopratutto ideologico tra i Redentori, adepti ad un culto religioso molto simile al cristianesimo che preparano costantemente e continuamente i loro discepoli alla guerra contro l’impuro e il resto del mondo che è libertà, passione, sentimento ma anche e sopratutto corruzione. In questo sfondo si muove Cale, un ragazzo di appena 17 anni che però ha la maturità di un veterano, la freddezza di un assassimo e il carisma di un condottiero. Il ragazzo fugge da ciò che reputa sbagliato per trovare poi l’imprevisto più totale. Non voglio dirvi di più proprio perché mi è piaciuto davvero tanto e spero lo troviate di gusto anche voi nel leggerlo. Non è il solito fantasy da quattro soldi di Terry Brooks, qui dietro c’è e si percepisce un lavoro di ricerca storica, di costruzione, di adattamento della storia alla fantasia, Hoffmann mi ha davvero stupito, credo che incomincerò a seguirlo più da vicino.

Per oggi, è tutto, leggete!

 

R.

Valerio la Martire – NEPHILIM Guerra in Purgatorio – Armando Curcio Editore

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Inizio col citare ciò che è scritto nella terza di copertina dopo aver descritto una breve biografia dell’autore e i suoi precedenti lavori:

“Nephilim è la sua prima trilogia urban fantasy”

No.

Questo libro ha delle ambientazioni, delle leggerissime ambientazioni urban fantasy, i personaggi posso far parte di un universo urban fantasy (con le pinzette, poi spiegherò il perché), ma questo libro non è altro che una storia d’amore. Niente di più, niente di meno. Che bello direte voi, ma neanche per sogno, se voglio comprare un libro su una storia d’amore compro un libro su una storia d’amore, se decido di comprare un libro fantasy, voglio un libro fantasy.

Lo so, la premessa è brutta, me ne dispiace, l’autore è molto giovane e spero capisca (semmai dovesse leggerla) che scrivere fantasy non significa scrivere una storia e buttarci in mezzo qualcosa che non è reale ma esiste solo nella fantasia, no.

Comunque, bella l’immagine di copertina, molto rievocativa con questo titolo, bianco su nero, attrae (mi ha attratto). Mi aspettavo un pò di qualità migliore da parte della Curcio, in due settimane la carta della copertina sta già perdendo la plastica di rivestimento sui bordi…

Nel libro i personaggi sono Nephilim, figli mezzosangue di Angeli (Celestiali) o Diavoli (Infernali), per chi ha giocato a Diablo o per chi ama le religioni dal punto di vista “misterioso ed epico” la cosa appare molto golosa. Dal mio punto di vista, dei personaggi che ruotano all’interno di tale sistema sono profondamente legati (che vogliano o meno) ad un sistema socio-politico legato in questo caso al Cristianesimo, la storia che però ne vien fuori ha come cardine qualcosa che a mio avviso non c’entra nulla, mi spiego meglio: leggendo i titoli delle sue precedenti opere, sembra quasi un leitmotiv dell’autore descrivere storie d’amore gay. Niente in contrario assolutamente, un bell’argomento che, specie in questo periodo andrebbe molto approfondito in tutte le sue sfaccettature, ma qui, in questa ambientazione, davvero, non c’entra niente. Ecco quindi che nel romanzo appaiono i soliti cliché che vanno molto di moda: il Celestiale che non vorrebbe essere un Celestiale per essere libero, gli Infernali che sono altro che guastafeste perdigiorno, il responsabile dei Celestiali NewYorkesi che guardaunpò è cattivo e perfido nonché capo di una multinazionale mentre l’Infernale protagonista pezzo di pane è un pompiere volontario. Il regno del pressapochismo sfocia in una delle scene finali SPUDORATAMENTE copiata da “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Ora, dico io, va bene citare come hai fatto con George Martin facendo raccontare la storia dagli stessi personaggi capitolo per capitolo, ma copiare, poi una cosa così famosa…boh.

Ho già una mezza e vaga idea per come sarà la trama del secondo libro, un misto tra Spawn e Blade…prevedibilissimo. Comunque comprerò il secondo libro, con l’augurio di essere smentito.

Dopo aver distrutto la trama del libro voglio però fare un grande complimento all’autore. Valerio, scrivi davvero bene, sei immediato, sagace e mai noioso, il libro è scivolato via dalle mie mani (seppur con molti attimi di disprezzo) in pochissimi giorni, mi capita davvero di rado. Spero di ricredermi sulla trama, nel secondo e terzo capitolo.

Daniele Daccò – L’occhio del rinoceronte/L’altro occhio del rinoceronte. Edizioni BD 

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Ne è passato di tempo…davvero…l’importante però è esser di nuovo qui.
Oggi vi parlerò di una coppia di libri (so che il terzo è in fase di creazione), scritti da un ragazzo. Un ragazzo che, dal mio punto di vista, ha realizzato quello che, per tutti gli appassionati del settore, è il desiderio più recondito e ancestrale: scrivere delle proprie passioni (e già qui…) e farlo nel modo davvero giusto. Una frase che ai più risulterà senza senso, ma che strapperà un mezzo sorriso a chi questo libro (sono due, ma ne parlerò al singolare) lo sta leggendo o lo ha letto o semplicemente segue l’autore. Piccola premessa: Daniele è direttore di una rubrica (Orgoglio Nerd) che tratta di tutti o quasi gli argomenti, le passioni, gli interessi di una persona “nerd”. Non starò qui a dirvi cosa significa nerd per me, vi dirò però che in questa rubrica si parla di fumetti, cinema, giochi di ruolo…insomma tutti argomenti golosi!

Il libro si presenta molto bene, devo fare i miei complimenti alle edizioni BD, piacevole al tatto, di una dimesione comoda, ben fatto e dal prezzo più che onesto.

Ma perché questo libro è cosi speciale? Per quello che descrive? Per la trama intrinseca? Per i valori che ci trasmette? No, tutto ciò sarebbe una opinione soggettiva (per quanto da considerare), il libro è speciale, unico, irripetibile per COME è stato scritto. La trama è una giornata tipo di alcuni studenti universitari che si organizzano per visitare un’importante fiera italiana di settore, ma ci è descritta come un gioco di ruolo. Chi, tra gli appassionati e non, non ha mai desiderato “vivere” una vita, un’esperienza scandita da un tiro di dadi? Chi non ha mai voluto essere il personaggio di una sessione di gioco? Io l’ho fatto, eccome. Per parlare con qualcuno c’è un tiro di dadi, per dire qualcosa o per fare qualcosa c’è sempre un tiro di dadi e la cosa più bella è che gli stessi personaggi interpretano e giocano loro stessi, una inception del gdr! Anche lo stesso Daniele è presente nel libro nel ruolo di Master e…non posso dirvelo.

Che aggiungere, il libro è davvero piacevole ed è adatto a tutti, è per nerd, è da nerd, ma anche no, forse riesce proprio nel miracolo di saper spiegare, far vivere le emozioni “nerd” a chi non lo è. Lo consiglio caldamente a tutti.

 

Piccola postilla: tempo fa chiesi all’autore di rispondere ad una mia mini intervista, quattro semplici domande, che vi riporto di seguito:

R.) Ciao Daniele, come ti è venuta l’idea di scrivere un libro “del genere”?
D.) Si tratta di una trasposizione delle battute e delle avventure che io e il mio party ( in parte diventato poi redazione) vivevamo sul serio. Tutto quel divertimento andava indirizzato da qualche parte, eravamo un gruppo di amici che vedeva il mondo secondo le regole di D&D, perchè non mostrarlo anche agli altri?
R.) Perché “l’occhio del rinoceronte”?
D.) Non posso fare Spoiler! Si scopre nella trama! Stiamo scherzando? Posso solo dire che riprende “Eye of The Beholder” ma niente di più!
R.) Quanto tempo ci è voluto per la stesura?
D.) Qualche mese, fortunatamente avevo già molto della storia e dei punti salienti in testa. Questo mi ha aiutato molto! Diciamo che ho fatto un buon 18 con il dado.
R.) Come è stato l’impatto con l’industria della scrittura?
D.) piacevole, entrarci era il mio sogno fin da piccolo, cioè più che altro era scrivere un libro. Come ogni “mondo” ha le sue lungaggini e intoppi burocratici ma grazie a Edizioni BD mi sono trovato a mio agio, mi coccolano laggiù.
R.) Ne aggiungo una di bonus, oggi ho scritto sul blog facendoti una domanda indiretta….possiamo noi tuoi fan aspettarci una “saga” di questi libri?
e) Cosa intendi? Sono già una specie di saga! Molto probabilmente l’arco narrativo “dell’occhio” si concluderà con il terzo imminente capitolo. Ma questo non significa che i personaggi spariranno, staremo a vedere!

R.) FANTASTICO!
Eccoci al Romics 😉

VALERIO MASSIMO MANFREDI – IL MIO NOME È NESSUNO

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Conosciamo tutti il Valerio nazionale, non ha bisogno davvero di presentazioni.

Questo libro, o meglio, questi libri (perché sono due parti), raccontano qualcosa, o meglio qualcuno che un po’ tutti sappiamo, la storia di Ulisse, o meglio Odisseo, l’uomo dal multiforme ingegno, parliamo quindi oggi di un libro mitologico.

Con falsa modestia mi ritengo un grande fan della vita e delle vicende del prode Ulisse (si, a me piace chiamarlo così), quindi, come si suol dire, l’autore con me è caduto male. Il libro non mi è piaciuto per niente, siamo lontani anni luce dall’epicità dei gesti, dalla teatralità degli scenari descritti e dalla drammaticità della trama del buon vecchio “Lo scudo di Talos”e sinceramente scrivere la storia di Ulisse in 2 libri senza aggiungere niente di che di innovativo mi sembra una gran furbata di marketing e niente più. Durante la lettura mi rendevo conto che alcuni passaggi della vita erano stati caricati, anche troppo di particolari e la cosa mi faceva ben sperare per il finale, magari l’autore lo avrebbe arricchito con una storia sua che rendesse merito all’eroe omerico (purtroppo ai giorni nostri non ci son giunti documenti sugli ultimi anni e sulla morte dell’eroe).Invece…due libri del 2012/13 che raccontano il mito che un medio appassionato conosce benissimo e poi in che modo… pesante, pesantissimo, non bastasse questo modo di scrivere l’autore rende opulento il tutto con tutti, e dico tutti, i nomi dei personaggi, delle popolazioni e dei luoghi in greco…perché? L’Odissea era considerata, al tempo dei Romani, il poema che più ritraeva i loro ideali, la ricerca della casa, l’attaccamento alla famiglia e alla patria. È si un poema greco, ma possiamo tranquillamente sentircelo nostro, fa parte della nostra cultura. Di mio io ho letto in passato un libro scritto dal fu patriota Antonio Lugli (Storia di Odisseo), una persona che scriveva nell’800, una persona che pur rispettando l’origine greca del poema chiama il nostro eroe Odisseo, una forma italianizzata del nome, ci può stare, ma non Odysseus, la maga Circe era Circe, non Kirke!!!

Da quello che ho visto in rete sembra che uscirà anche un terzo volume, una sorta di crossover tra la profezia fatta ad Ulisse dall’indovino Tiresia con dei risvolti però nei giorni nostri (1970), letta così l’idea mi sembra più che banale: una scusa ulteriore per allungare la brodaglia creata con i primi due libri, magari chi lo sa, verrò smentito…

E dire che ho letto parecchio di Manfredi, al di là del sopra citato Talos, ho letto “Alexandros, L’Ultima Legione, L’impero dei Draghi”, libri si con i loro difetti ma che comunque mi hanno sempre tenuto incollato alla lettura, qui siamo proprio all’esatto opposto, più volte mi sono addormentato leggendolo. Ovvio, questa è la mia opinione, se un amico mi chiedesse un consiglio su che libro acquistare, di sicuro non sarebbe questo (anzi questi). Spero fortemente nel terzo capitolo, confido nell’autore e sarei ben felice di essere contraddetto.

Ciao, e alla prossima recensione!

R.

Antonio Corigliano – NOI FUMMO L’ORDINE

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Il primo libro che vado a recensire è di un autore alla sua prima opera, edito da “Albatros – Il filo”, stampato come prima (e credo unica finora) edizione nel luglio del 2009.

Non siamo al top come cura nel dettaglio ma devo dire che il libro, per come è fatto, supera ampiamente la sufficienza: copertina morbida con un rilievo molto piacevole al tatto, poco durevole purtroppo (l’ho tenuto in mano due giorni e ha perso del colore), rilegatura ottima. La carta scelta è di un bel bianco avorio/perla ed ha un intenso profumo.

Tralasciando la scelta dell’immagine frontale, per me poco attinente, iniziamo a parlare del libro: il genere è un fantasy storico, personaggi di fantasia che si muovono in ambientazioni reali a livello storico, nel nostro caso Damasco nel 1320 ca. Il libro narra le vicende di Haziel, un cavaliere templare decaduto, che si muove in un mondo non più sostenuto da ideali di onore e cavalleria ma semplicemente dal dio denaro, la narrazione avviene a seguito della Bolla di Papa Clemente V (1312/14), la scomunica dell’Ordine Templare. Questa scomunica rese ogni appartenente all’Ordine un obiettivo molto appetibile, in quanto ricchi di terre e patrimoni: scovarne uno ed eventualmente ucciderlo significava da una parte ingraziarsi la Chiesa, dall’altra arricchirsi all’inverosimile. Oltre a queste dovute preoccupazioni, il nostro amico incontrerà una persona che sconvolgerà la sua vita finora tenuta all’ombra. Sarà questa una scintilla che si propagherà esponenzialmente portando il protagonista a porsi delle domande, a chiedersi cosa sia realmente giusto o sbagliato.

Il libro è scritto in prima persona, il protagonista sta raccontando la sua storia a qualcuno, lo fa con un linguaggio diretto e conciso, il lettore si sente nel 1320 di fronte al protagonista. La narrazione delle scene e dei paesaggi è splendida, basta veramente chiudere gli occhi per sentire sulla pelle il tocco del vento polveroso, l’odore dolce della frutta matura o quello acre di una pozza di sangue.

Il nostro protagonista non ha gli elementi tipici del supereroe anzi, è un uomo normalissimo pieno di difetti, questo fa sicuramente merito all’autore, troppo spesso accade nel fantasy che i protagonisti dei libri siano personaggi “troppo perfetti” sia dal punto di vista fisico che da quello morale. Il nostro Haziel è un uomo normale, sovrappeso, questo suo essere gli conferisce fascino il lettore si affeziona da subito al protagonista.

Oltre al racconto in sé il libro raccoglie nell’appendice due storie molto brevi ma davvero intense, ciò fa presagire e sopratutto sperare che ci sarà presto un seguito o che addirittura questo sia solo l’inizio di una saga.

Che dire, complimenti a Corigliano, spero ardentemente di vedere sugli scaffali di librerie il o i seguiti di “Noi fummo l’ordine”.

“Avreste dovuto vedere che cielo stellato. Non mi era mai capitato di vederne uno simile, così tanto pieno di stelle.”

…ed eccoci qua!

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«Frodo e Sam ascoltavano come fossero incantati. Il vento si calmò: le foglie pendevano tranquille sui rami rigidi. Udirono un altro breve brano di canzone e poi all’improvviso apparve, saltellante e danzante sopra i rovi lungo il sentiero, un vecchio cappello malconcio con un alto cocuzzolo e una larga piuma blu infilata nella fascia. Con un altro salto e un altro balzo apparve alla loro vista un uomo, o comunque un personaggio che somigliava molto ad un uomo. Era troppo grande e pesante per essere un Hobbit, anche se forse non alto quanto uno della Gente Alta…»

«Messere, chi sei?», Frodo gli chiese.

«Eh, cosa?», disse Tom raddrizzandosi, mentre i suoi occhi rifulgevano nelle tenebre. «Non conosci ancora il mio nome? Questa è l’unica risposta. Dimmi: chi sei, solitario, essere senza nome? Ma tu sei giovane ed io molto vecchio. Il più anziano, ecco chi sono. Ricordate, amici, quel che vi dico: Tom era qui prima del fiume e degli alberi; Tom ricorda la prima goccia di pioggia e la prima ghianda. Egli tracciò i sentieri prima della Gente Alta, e vide arrivata la Gente Piccola. Era qui prima dei Re e delle tombe e degli Spettri dei Tumuli. Quando gli Elfi emigrarono a ovest, Tom era già qui, prima che i mari si curvassero; conobbe l’oscurità sotto le stelle quand’era innocua e senza paura: prima che da Fuori giungesse l’Oscuro Signore».

 
(Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, La Vecchia Foresta, libro primo, capitolo VI)

È sempre positivo iniziare un qualcosa con una citazione, per la verità qualcuno ha detto in un film che è sempre meglio finire qualcosa con una citazione, ma questa è un’altra storia.

Benvenuti,

questo “scherzo” nasce sopratutto per dare la mia personalissima opinione su tutti quelle esperienze di vita, chiamate libri, che vuoi o non vuoi mi son passati per le mani. Non sono un critico letterario e me ne guardo bene, sono solo del pensiero che “larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che io dico la mia!”

 

Per dovere di cronaca devo subito spiegarvi il perché del nome di questo blog e della ovvia citazione di cui sopra: beh Tom Bombadil, o semplicemente Bombadillo, è stato da sempre il personaggio fantasy che più mi ha attratto, vuoi per quel velo di mistero che lo circonda (Tolkien non ha lasciato quasi nulla in suo proposito), vuoi anche perché dall’avvento di internet è stato da sempre il mio nick (scelto da un amico sia per il mio amore per il fantasy sia per la mia “rotondità”). Per cui era destino.

 

E oggi mettiamo su carta…ehm vabbè in digitale.

 

Parto adesso e già ringrazio!

La mia dolce metà, musa ispiratrice sopporta-bombadillo

Penny, il gatto strano più somigliante ad un cuscino che ad un animale

Menzione specialissima per il mitico Rinoceronte di OrgoglioNerd che mi ha sapientemente consigliato un nome adatto a cotale Blog!!!

E ovviamente tutti voi che spero mi seguiate!!!!

State sintonizzati, a brevissimo la mia prima recensione.

 

Ciao!

R.