Valerio la Martire – NEPHILIM Guerra in Purgatorio – Armando Curcio Editore

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Inizio col citare ciò che è scritto nella terza di copertina dopo aver descritto una breve biografia dell’autore e i suoi precedenti lavori:

“Nephilim è la sua prima trilogia urban fantasy”

No.

Questo libro ha delle ambientazioni, delle leggerissime ambientazioni urban fantasy, i personaggi posso far parte di un universo urban fantasy (con le pinzette, poi spiegherò il perché), ma questo libro non è altro che una storia d’amore. Niente di più, niente di meno. Che bello direte voi, ma neanche per sogno, se voglio comprare un libro su una storia d’amore compro un libro su una storia d’amore, se decido di comprare un libro fantasy, voglio un libro fantasy.

Lo so, la premessa è brutta, me ne dispiace, l’autore è molto giovane e spero capisca (semmai dovesse leggerla) che scrivere fantasy non significa scrivere una storia e buttarci in mezzo qualcosa che non è reale ma esiste solo nella fantasia, no.

Comunque, bella l’immagine di copertina, molto rievocativa con questo titolo, bianco su nero, attrae (mi ha attratto). Mi aspettavo un pò di qualità migliore da parte della Curcio, in due settimane la carta della copertina sta già perdendo la plastica di rivestimento sui bordi…

Nel libro i personaggi sono Nephilim, figli mezzosangue di Angeli (Celestiali) o Diavoli (Infernali), per chi ha giocato a Diablo o per chi ama le religioni dal punto di vista “misterioso ed epico” la cosa appare molto golosa. Dal mio punto di vista, dei personaggi che ruotano all’interno di tale sistema sono profondamente legati (che vogliano o meno) ad un sistema socio-politico legato in questo caso al Cristianesimo, la storia che però ne vien fuori ha come cardine qualcosa che a mio avviso non c’entra nulla, mi spiego meglio: leggendo i titoli delle sue precedenti opere, sembra quasi un leitmotiv dell’autore descrivere storie d’amore gay. Niente in contrario assolutamente, un bell’argomento che, specie in questo periodo andrebbe molto approfondito in tutte le sue sfaccettature, ma qui, in questa ambientazione, davvero, non c’entra niente. Ecco quindi che nel romanzo appaiono i soliti cliché che vanno molto di moda: il Celestiale che non vorrebbe essere un Celestiale per essere libero, gli Infernali che sono altro che guastafeste perdigiorno, il responsabile dei Celestiali NewYorkesi che guardaunpò è cattivo e perfido nonché capo di una multinazionale mentre l’Infernale protagonista pezzo di pane è un pompiere volontario. Il regno del pressapochismo sfocia in una delle scene finali SPUDORATAMENTE copiata da “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Ora, dico io, va bene citare come hai fatto con George Martin facendo raccontare la storia dagli stessi personaggi capitolo per capitolo, ma copiare, poi una cosa così famosa…boh.

Ho già una mezza e vaga idea per come sarà la trama del secondo libro, un misto tra Spawn e Blade…prevedibilissimo. Comunque comprerò il secondo libro, con l’augurio di essere smentito.

Dopo aver distrutto la trama del libro voglio però fare un grande complimento all’autore. Valerio, scrivi davvero bene, sei immediato, sagace e mai noioso, il libro è scivolato via dalle mie mani (seppur con molti attimi di disprezzo) in pochissimi giorni, mi capita davvero di rado. Spero di ricredermi sulla trama, nel secondo e terzo capitolo.

Daniele Daccò – L’occhio del rinoceronte/L’altro occhio del rinoceronte. Edizioni BD 

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Ne è passato di tempo…davvero…l’importante però è esser di nuovo qui.
Oggi vi parlerò di una coppia di libri (so che il terzo è in fase di creazione), scritti da un ragazzo. Un ragazzo che, dal mio punto di vista, ha realizzato quello che, per tutti gli appassionati del settore, è il desiderio più recondito e ancestrale: scrivere delle proprie passioni (e già qui…) e farlo nel modo davvero giusto. Una frase che ai più risulterà senza senso, ma che strapperà un mezzo sorriso a chi questo libro (sono due, ma ne parlerò al singolare) lo sta leggendo o lo ha letto o semplicemente segue l’autore. Piccola premessa: Daniele è direttore di una rubrica (Orgoglio Nerd) che tratta di tutti o quasi gli argomenti, le passioni, gli interessi di una persona “nerd”. Non starò qui a dirvi cosa significa nerd per me, vi dirò però che in questa rubrica si parla di fumetti, cinema, giochi di ruolo…insomma tutti argomenti golosi!

Il libro si presenta molto bene, devo fare i miei complimenti alle edizioni BD, piacevole al tatto, di una dimesione comoda, ben fatto e dal prezzo più che onesto.

Ma perché questo libro è cosi speciale? Per quello che descrive? Per la trama intrinseca? Per i valori che ci trasmette? No, tutto ciò sarebbe una opinione soggettiva (per quanto da considerare), il libro è speciale, unico, irripetibile per COME è stato scritto. La trama è una giornata tipo di alcuni studenti universitari che si organizzano per visitare un’importante fiera italiana di settore, ma ci è descritta come un gioco di ruolo. Chi, tra gli appassionati e non, non ha mai desiderato “vivere” una vita, un’esperienza scandita da un tiro di dadi? Chi non ha mai voluto essere il personaggio di una sessione di gioco? Io l’ho fatto, eccome. Per parlare con qualcuno c’è un tiro di dadi, per dire qualcosa o per fare qualcosa c’è sempre un tiro di dadi e la cosa più bella è che gli stessi personaggi interpretano e giocano loro stessi, una inception del gdr! Anche lo stesso Daniele è presente nel libro nel ruolo di Master e…non posso dirvelo.

Che aggiungere, il libro è davvero piacevole ed è adatto a tutti, è per nerd, è da nerd, ma anche no, forse riesce proprio nel miracolo di saper spiegare, far vivere le emozioni “nerd” a chi non lo è. Lo consiglio caldamente a tutti.

 

Piccola postilla: tempo fa chiesi all’autore di rispondere ad una mia mini intervista, quattro semplici domande, che vi riporto di seguito:

R.) Ciao Daniele, come ti è venuta l’idea di scrivere un libro “del genere”?
D.) Si tratta di una trasposizione delle battute e delle avventure che io e il mio party ( in parte diventato poi redazione) vivevamo sul serio. Tutto quel divertimento andava indirizzato da qualche parte, eravamo un gruppo di amici che vedeva il mondo secondo le regole di D&D, perchè non mostrarlo anche agli altri?
R.) Perché “l’occhio del rinoceronte”?
D.) Non posso fare Spoiler! Si scopre nella trama! Stiamo scherzando? Posso solo dire che riprende “Eye of The Beholder” ma niente di più!
R.) Quanto tempo ci è voluto per la stesura?
D.) Qualche mese, fortunatamente avevo già molto della storia e dei punti salienti in testa. Questo mi ha aiutato molto! Diciamo che ho fatto un buon 18 con il dado.
R.) Come è stato l’impatto con l’industria della scrittura?
D.) piacevole, entrarci era il mio sogno fin da piccolo, cioè più che altro era scrivere un libro. Come ogni “mondo” ha le sue lungaggini e intoppi burocratici ma grazie a Edizioni BD mi sono trovato a mio agio, mi coccolano laggiù.
R.) Ne aggiungo una di bonus, oggi ho scritto sul blog facendoti una domanda indiretta….possiamo noi tuoi fan aspettarci una “saga” di questi libri?
e) Cosa intendi? Sono già una specie di saga! Molto probabilmente l’arco narrativo “dell’occhio” si concluderà con il terzo imminente capitolo. Ma questo non significa che i personaggi spariranno, staremo a vedere!

R.) FANTASTICO!
Eccoci al Romics 😉

Antonio Corigliano – NOI FUMMO L’ORDINE

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Il primo libro che vado a recensire è di un autore alla sua prima opera, edito da “Albatros – Il filo”, stampato come prima (e credo unica finora) edizione nel luglio del 2009.

Non siamo al top come cura nel dettaglio ma devo dire che il libro, per come è fatto, supera ampiamente la sufficienza: copertina morbida con un rilievo molto piacevole al tatto, poco durevole purtroppo (l’ho tenuto in mano due giorni e ha perso del colore), rilegatura ottima. La carta scelta è di un bel bianco avorio/perla ed ha un intenso profumo.

Tralasciando la scelta dell’immagine frontale, per me poco attinente, iniziamo a parlare del libro: il genere è un fantasy storico, personaggi di fantasia che si muovono in ambientazioni reali a livello storico, nel nostro caso Damasco nel 1320 ca. Il libro narra le vicende di Haziel, un cavaliere templare decaduto, che si muove in un mondo non più sostenuto da ideali di onore e cavalleria ma semplicemente dal dio denaro, la narrazione avviene a seguito della Bolla di Papa Clemente V (1312/14), la scomunica dell’Ordine Templare. Questa scomunica rese ogni appartenente all’Ordine un obiettivo molto appetibile, in quanto ricchi di terre e patrimoni: scovarne uno ed eventualmente ucciderlo significava da una parte ingraziarsi la Chiesa, dall’altra arricchirsi all’inverosimile. Oltre a queste dovute preoccupazioni, il nostro amico incontrerà una persona che sconvolgerà la sua vita finora tenuta all’ombra. Sarà questa una scintilla che si propagherà esponenzialmente portando il protagonista a porsi delle domande, a chiedersi cosa sia realmente giusto o sbagliato.

Il libro è scritto in prima persona, il protagonista sta raccontando la sua storia a qualcuno, lo fa con un linguaggio diretto e conciso, il lettore si sente nel 1320 di fronte al protagonista. La narrazione delle scene e dei paesaggi è splendida, basta veramente chiudere gli occhi per sentire sulla pelle il tocco del vento polveroso, l’odore dolce della frutta matura o quello acre di una pozza di sangue.

Il nostro protagonista non ha gli elementi tipici del supereroe anzi, è un uomo normalissimo pieno di difetti, questo fa sicuramente merito all’autore, troppo spesso accade nel fantasy che i protagonisti dei libri siano personaggi “troppo perfetti” sia dal punto di vista fisico che da quello morale. Il nostro Haziel è un uomo normale, sovrappeso, questo suo essere gli conferisce fascino il lettore si affeziona da subito al protagonista.

Oltre al racconto in sé il libro raccoglie nell’appendice due storie molto brevi ma davvero intense, ciò fa presagire e sopratutto sperare che ci sarà presto un seguito o che addirittura questo sia solo l’inizio di una saga.

Che dire, complimenti a Corigliano, spero ardentemente di vedere sugli scaffali di librerie il o i seguiti di “Noi fummo l’ordine”.

“Avreste dovuto vedere che cielo stellato. Non mi era mai capitato di vederne uno simile, così tanto pieno di stelle.”